Costruire un violino, un violoncello o una viola dalle forme e dimensioni personali è, per l’Atelier Cesarini, sempre la scelta giusta. Ma ci sono delle eccezioni, alcune dime di lavoro sono sicuramente ispirate alle note forme stradivariane. Forse la più usata, in generale nella liuteria, è la dima del violino “Cremonese” (faciebat Stradivari, anno 1715).
La sperimentazione, delle varie e possibili forme degli strumenti ad arco, è stata ampiamente fatta negli anni passati. Risulta oggi difficile il poter reinventare qualcosa di nuovo in questo settore.
Le dimensioni e i volumi della liuteria classica li ho mantenuti inalterati, dato che il timbro dello strumento come è concepito anticamente, lo si è raggiunto a seguito di molte prove empiriche, che hanno fissato i canoni sonori nelle orecchie dei musicisti e degli autori, che siano passati o moderni.
Viene, in effetti naturale, ad un musicista classico d’orchestra, il voler replicare il “sound” di un certo repertorio del periodo, attraverso quindi uno strumento ad arco che non vada troppo distante dal seminato.
Concepire i suoni in maniera astratta e inventiva è un lusso che purtroppo non appartiene al repertorio classico (si chiama “classico” anche per questo). I canoni ci sono, uscirne può portare alla non compatibilità del musicista con questo mondo.